Bolle infrangibili
testo per Marianna Cantisani
Aveva preso la bicicletta e cercato di sfogare il nervosismo pedalando forte e senza meta.
Quando le vie del paese le aveva percorse tutte, arrivata alla quindicesima bestemmia di autisti innervositi dal suo zigzagare, si lanciò verso la campagna.
Superò i binari e, dopo la chiesetta, girò a sinistra.
Scansò qualche cumulo d'immondizia e s'innervosì ancora di più.
Tre salite, due discese, sette curve e s'infilò nella ventitreesima stradina sterrata.
Superò qualche siringa, cocci di bottiglia, una macchina carbonizzata e s'innervosì ancora di più.
Il fiato invece era finito. Poggiò la bici su un muretto a secco e s'arrampicò sulle rovine di un trullo.
Quelle pietre scomposte che, abbandonate, tornavano lentamente (tempi da pietra) al naturale disordine, avevano il potere di calmarla.
Purtroppo, arrivata in cima, l'ira tornò a stravolgerla perché gli occhi le caddero sulle file ordinate degli olivi irregimentati come soldatini e più giù sull'orizzonte grigio dell'autostrada.
Per fortuna non usciva mai senza il suo barattolino ben riempito di acqua e sapone.
Le bolle erano tonde.
Le bolle erano perfette.
Ma erano così instabili, se solo fossero state infrangibili!
Avrebbe continuato a fare bolle finché l'ultimo atomo di ossigeno sarebbe stato intrappolato in quelle sfere trasparenti e tutto sarebbe andato molto meglio.